La verza: un ortaggio da scoprire e coltivare

Pensare a una bella insalata di verza con un filo di aceto balsamico mi fa venire l’acquolina in bocca. Se da una parte non è certo una verdura facile da preparare, dato che va lavata accuratamente e tagliata poi fine, dall’altra parte è particolarmente semplice da coltivare, a tal punto che non è bisognosa di tante attenzioni, se non quando viene presa di mira dai bruchi, una cosa che succede spesso. La verza è una verdura che fa parte della famiglia dei cavoli, e in effetti ricorda la loro forma, ma la sua caratteristica sta proprio nella particolarità delle sue foglie, piene di quelle che sembrano vene, ma che in verità sono delle pieghe in rilievo molto belle da vedere, soprattutto quando alla mattina la rugiada si intrappola tra queste grinze. Ora che siamo giunti a dicembre, la sua raccolta è in pieno atto, anzi, è iniziata già da novembre, e possiamo quindi considerare questo ortaggio pienamente invernale. Tutto inizia però molto prima: vediamo come!

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L’occhio della verza

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Solitamente vado per il trapianto, ma la verza è conosciuta anche per la facilità della sua semina, sia in pieno campo che in vasetto. Io non ho mai provato nessuna delle due modalità, preferendo sempre e comunque acquistare le piantine per poi sistemarle a una distanza ragionevole nel terreno. Sono piante che crescono in fretta e diventano belle grandi, quindi calcolare lo distanziamento è la prima cosa da fare. Piano piano, vedrete poi formarsi… l’occhio. Ho sempre chiamato così la parte centrare della pianta, quando le foglie iniziano a piegarsi su se stesse formando questa palla che sarà poi la nostra verza. È un fenomeno bellissimo da osservare. Di giorno in giorno, con il passare delle settimane, noterete questo arrotolarsi, questa vera e propria trasformazione in una sfera. Di conseguenza le foglie più esterne saranno quelle protettive, che si allungheranno e formeranno una barriera, mentre all’interno avverrà questa rivoluzione che porterà l’ortaggio a trasformarsi.

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Quando raccogliere?

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Non appena vedete che la pianta è ben formata e grande, è tempo di raccogliere. Dato che fa freddo, molte volte utilizzo un trucchetto: prendo la verza, la taglio a metà (o comunque taglio tutto ciò che ho intenzione di consumare in famiglia), e il resto, dato che è grande da mettere in frigorifero, la lascio fuori al fresco, in una borsa. È un metodo strano, certo, ma utilissimo per far in modo che questo ortaggio resista parecchi giorni. Dato che non ha, come dire, una data di scadenza, e si conserva bene anche nell’orto, il vantaggio della verza è che si può raccogliere quando effettivamente serve, perché è così resistente che non è necessaria una raccolta di massa, come a volte è necessario fare per altre piante. In più attenzione alle varietà: da una parte, c’è la verza invernale, più scura, spessa e rugosa, resistentissima al gelo e utilizzata (di solito) non in insalata ma per la preparazione del ragò; dall’altra parte c’è invece la verza da insalata, quella che coltivo io (nello specifico la verza chiara precoce) e che trapianto nelle prime settimane di agosto e raccolgo a novembre e dicembre.

I nemici della verza

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Se vi dico cavolaia a cosa pensate? A me viene subito in mente l’immagine di quelle fameliche farfalle bianche che sembrano tanto innocenti, ma che invece innocenti non sono. Adorano così tanto la verza da deporci le uova, che puntualmente si schiudono e fanno nascere quei bruchetti verdi che bucherellano le foglie, sbranandole. Come intervenire? Io utilizzo l’insetticida bio se riscontro un’invasione, ma solo quando la pianta è giovane, e quindi prima che formi l’occhio. Mai dopo!

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A prestissimo!

Laura Ravarotto

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Parisi Rizzo De Bianchi

Mi chiamo Parisi Rizzo De Bianchi e sono appassionato di scrittura.Ho scritto tutti gli articoli con passione e dedizione.

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