Innesto: quando l’unione di due piante fa la forza

L’innesto è uno dei sistemi di propagazione che si possono applicare alle piante, e non è altro che l’unione di due parti vitali di rami. Molto spesso le piante da frutto che si acquistano (ma anche le colture erbacee da orto, come ad esempio il peperone) sono innestate, e a un occhio attento lo si nota. Avete presente la base delle viti, dove il tronco si ingrossa leggermente rispetto alla parte iniziale? Ecco, in quel caso è sinonimo di innesto, ma lo si vede bene anche quando troviamo le piante con una porzione di tronco o ramo avvolta con del nastro speciale.

Questa è un operazione che va svolta con molta precisione, e può essere praticata anche in proprio, soprattutto se si ha una buona manualità, tanta voglia di mettersi in gioco e molta attenzione. Motivo per cui ho deciso di scrivere questo articolo, in modo da esplorare il mondo degli innesti, capire a cosa servono e come si fanno!

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L’unione fa la forza

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Le due parti di pianta che vengono utilizzate e unite hanno due scopi ben distinti. Una fornirà rispettivamente l’apparato radicale, il portainnesto, l’altra invece avrà il “ruolo” di parte superiore, ed è chiamata marza. In poche parole, serve una base su cui lavorare e un corpo nuovo. Il portainnesto può essere franco, se appartiene alla stessa specie della marza, e si dice invece selvatico se fa parte di una varietà selvatica appartenente alla stessa specie, anche se ora come ora i portainnesto più utilizzati sono quelli clonati, muniti quindi di caratteristiche specifiche come quella della resistenza ai parassiti del suolo e all’asfissia radicale. Una vera e propria base di vitalità e resistenza che andrà a reggere poi il peso di una pianta che da sola non avrebbe mai ottenuto gli stessi risultati.

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Perché si fanno gli innesti?

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Principalmente, i vantaggi sono una maggior accelerazione della crescita della pianta per le varietà che sono lente a svilupparsi, e può rendere possibile la coltivazione di piante inadatte a certi tipi di terreno, usando appunto un portainnesto resistente e studiato apposta. Ma ancora, modifica la varietà della frutta, ringiovanisce le piante vecchie, e consente di avere alberi più piccoli mantenendone inalterata la qualità. Di sicuro, non è un’operazione piacevole per la pianta, dal momento che si va a esporre tessuti specifici che avranno lo scopo di rigenerarsi a contatto con l’altra parte. Un po’ come se ci tagliassimo e mettessimo un cerotto per far guarire la pelle.

L’attecchimento dell’innesto è determinato dall’affinità tra le due piante che si vanno a unire ma anche dalla polarità, ovvero dall’attenzione nel porre la marza seguendo il suo orientamento di sviluppo. Infine, una delle cose più importanti è il giusto allineamento tra le due parti tagliate. Questo ultimo punto è essenziale, perché le incisioni nelle due parti da innestare devo essere così perfette da avere la stessa forma, per incastrarsi come un puzzle.

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Quali parti di pianta si utilizzano?

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Esistono:

  • Gli innesti a gemma, dove la marza è costituita da una sola gemma, con ovviamente una piccola porzione di corteccia. Quindi l’aspetto è quello di un rametto con appunto una sola gemma;
  • Gli innesti a marza, dove la marza è costituita da un rametto di pochi centimetri che ha più gemme.

Esistono tante metologie e tagli diversi, fatti in base alla necessità e alla grandezza delle parti da unire. Si possono riassumere nella foto che vi lascio sotto, dove potete notare bene le diverse forme!

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innesto tipologie

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Alla prossima,

Laura Ravarotto

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Parisi Rizzo De Bianchi

Mi chiamo Parisi Rizzo De Bianchi e sono appassionato di scrittura.Ho scritto tutti gli articoli con passione e dedizione.

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