Il mondo segreto nascosto dietro agli alimenti di origine animale

Andare al supermercato, spuntare la lista della spesa e infilare nel carrello i prodotti è, per la maggior parte delle persone, qualcosa di automatico, dove non c’è spazio per le domande. Per fortuna, però, è costantemente in aumento il numero di chi sta acquisendo una consapevolezza alimentare più pronunciata, dove c’è spazio per pensare al percorso che un alimento di origine animale ha dovuto compiere prima di essere messo nel proprio piatto.

Non è mai troppo tardi per iniziare a cambiare, e in questo articolo voglio ragionare un po’ sul mondo che non tutti conoscono (o non vogliono conoscere) che c’è dietro agli alimenti di origine animale che compriamo, unendo ciò che ho imparato studiando zootecnica a ciò che ho scoperto nel corso degli anni riguardo a questo spazioso argomento. Se ne potrebbe discutere per giorni, mesi interi, ma cercherò di essere breve e, soprattutto, di darvi le giuste informazioni!

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Carne: fare la scelta giusta per la salvaguardia degli animali.

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Non bisogna diventare per forza vegetariani o vegani per dare una svolta nel mondo animale, ma con pochi accorgimenti e scegliendo con la testa si possono fare delle grandi imprese! Non tutti sanno, infatti, che il trasporto degli animali vivi verso i macelli è una vera e propria tortura, dove gli stessi subiscono ore e giorni di viaggio sfiancante, per poi venir uccisi. È importante, per questo, leggere bene le etichette, e scegliere carne di animali macellati nella zona in cui sono stati allevati, e che non abbiano quindi compiuto un vero e proprio viaggio della morte.

Capita spessissimo, infatti, che la carne venduta provenga da bestiame vissuto negli allevamenti all’estero, e trasportato poi vivo in Italia per essere macellato. Il prodotto finale, naturalmente, è spacciato per made in Italy, nonostante sia riportato sulla confezione il giro dell’oca che l’animale ha dovuto fare. Il Regolamento Europeo numero 1 del 2005 è illuminante: “nessuno è autorizzato a trasportare o a far trasportare animali in condizioni tali da esporli a lesioni o a sofferenze inutili”. È importante sapere anche che le norme igenico sanitarie e la rigida normativa italiana in merito agli allevamenti e alla salute animale (valida anche in agricoltura per i fitofarmaci, eccetera) non è presente o rispettata in UE, dal momento che il resto dei paesi non sono così intransigenti quanto noi, di conseguenza capite che rimanere fra le mura italiane è tutta un’altra cosa, una questione sia ambientale, sia animale, sia di salute.

La carne di vitello? Da evitare, se possibile: i piccoli vengono nutriti in modo anomalo perché ingrassino bene ma mantengano la carne chiara e morbida, una crudeltà assurda.

Una gran bella idea sarebbe quella di affidarci agli allevamenti locali, o alle aziende agricole che producono in proprio la carne nel rispetto degli animali e delle loro fasi di crescita, e che sono ben diverse dagli allevamenti intensivi, che sfruttano gli animali in modo devastante, trattandoli come se fossero oggetti e stipandoli in gran quantità in spazi ristrettissimi. Quella non è decisamente vita!

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Latte di vacca: buono, ma con una grande storia da raccontare.

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Le vacche, per produrre latte, hanno bisogno di partorire, e per produrre molto subiscono, nel corso degli anni, molte inseminazioni artificiali. Una volta partorito, il vitellino viene allontanato quasi subito dalla madre e isolato, in modo che la vacca sia subito “utilizzabile” per produrre latte. Un’altra verità di questo circuito è che quando una vacca ha dei problemi con il parto, o ha necessità di un cesareo, viene tenuta per tutto ciclo di latte in questione, e poi abbattuta, perché non offre la “semplicità d’uso” che viene ricercata. E il caglio? Questo elemento presente in quasi tutti i formaggi è estratto dallo stomaco dei vitelli, un’operazione che ovviamente va fatta quando l’animale è morto. Sul mercato, però, esistono sempre più formaggi fatti con caglio di origine vegetale o microbico, fateci caso leggendo gli ingredienti!

Fatta questa premessa di ciò che accade in molte realtà, la verità è che non tutte le aziende si comportano in questa maniera, e scegliere quindi nel reparto frigo il prodotto giusto può fare la differenza. Scegliere imprese che trattano solo latte regionale, e che quindi si riforniscono nelle piccole e medie aziende, è meglio rispetto all’appoggiarsi a marchi più grandi che non solo in alcuni casi si riforniscono al di fuori della penisola, ma sfruttano gli allevamenti intensivi. Se conoscete produttori locali, oppure aziende familiari di provincia, e quindi a chilometro zero, allora siete ancora di più sulla giusta lunghezza d’onda, perché non solo potete vedere con i vostri occhi tutto il processo caseario, ma anche osservare da vicino la salute degli animali. Un aiuto viene anche dai negozi alimentari e dai supermercati, che spesso hanno uno spazio dedicato proprio ai prodotti locali!

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Uova e carne di pollo: il mondo nascosto.

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Vado subito al sodo. Prima cosa: assicuratevi che la confezione di uova che comprate non abbia solo la dicitura “da galline allevate a terra”, ma che ci sia scritto anche “all’aria aperta”. È facilissimo, infatti, stipare migliaia di polli dentro ai capannoni e poi dire che sono “a terra”, quando in verità non hanno mai avuto la possibilità di appoggiare le zampe sul terreno, ma solo sul cemento. Non sempre, ovviamente, è così, e ci sono davvero tante, tante aziende che rispettano e curano le galline nel miglior modo possibile, lasciandole libere di ruzzolare, fare bagni di sabbia e godersi la possibilità di poter correre. Questi animali sono sensibili e intelligenti, e lo so molto bene, avendo io stessa, per passione, un pollaio.

La filiera della carne, come quella delle uova è, anch’essa, un mondo in cui bisogna sapersi muovere: scegliere carni in cui è chiara la provenienza e in cui è specificato in che modo sono stati allevati i polli è necessario per assicurarsi un prodotto di qualità.

Scegliere, poi, marchi che aderiscono alla salvaguardia dei pulcini maschi, e che sono quindi contro alla brutale operazione del sessaggio, che comporta l’uccisione immediata, appena dopo la nascita, di tutti i pulcini di sesso maschile (tritati e utilizzati poi probabilmente per i mangimi di cani e gatti, la stima si aggira sui 40 milioni di pulcini uccisi ogni anno in Italia), che per alcune aziende non servono a nulla, dal momento che non producono uova, sono difficili da allevare e hanno poca massa corporea.

Trovare alternative è possibile. Alcune catene di supermercati stanno aderendo all’iniziativa e sono contro questa soppressione, e sugli scaffali solo quindi presenti solo uova che derivano da produttori che non ammazzano pulcini. In più, ricercare le piccole realtà, dove si allevano polli in modo del tutto positivo, è tutta un’altra cosa, e ritrovarsi sul tavolo uova (o carne) di galline che non soffrono è qualcosa di cui andare fieri. Non è raro, infatti, che le galline ovaiole siano costrette a stare in piccole gabbie senza poter razzolare: una vera sofferenza. Davvero vogliamo nutrirci in questo modo?

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Insomma, ci sarebbero tante ma davvero tante altre cose da dire, e in futuro dedicherò sicuramente un ulteriore articolo per approfondire questi argomenti. Posso aggiungere che le Nazioni Unite e gli enti per la protezione degli animali si stanno adoperando per migliorare queste condizioni, e sul web ci sono campagne e petizioni da firmare (ci vogliono davvero due secondi) per fare una rivoluzione pacifista nel mondo.

Ma tanti piccoli passi li possiamo fare anche noi pensando a quello che mettiamo nel carrello, dando una possibilità non solo al made in Italy, ma anche alle piccole aziende, e questo discorso non vale solo per i prodotti di origine animale, ma anche per quelli di origine vegetale. Inoltre controllare sui siti web marche e prodotti per valutare che misure compiono per la salute degli animali, e se sono conformi alle norme e contro il maltrattamento è un’operazione che, certo, ruba qualche minuto, ma necessaria. Stop alla violenza sugli animali!

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Grazie per l’attenzione, e alla prossima!

Laura Ravarotto

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Parisi Rizzo De Bianchi

Mi chiamo Parisi Rizzo De Bianchi e sono appassionato di scrittura.Ho scritto tutti gli articoli con passione e dedizione.

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