I metodi di irrigazione: quali sono?

“Un bicchiere di acqua, per piacere!” sarebbe divertente se le colture ci comunicassero quando hanno bisogno di essere irrigate, piuttosto che far gravare su di noi il calcolo dei loro fabbisogni idrici colturali. Purtroppo non è così, e se per le nostre piante in vaso non è di fatto così difficile capire quando devono essere innaffiate, in agricoltura le cose sono un po’ diverse, e per capire quando apportare acqua bisogna calcolare non solo i fabbisogni della coltura stessa, ma tener conto anche del terreno e dell’evapotraspirazione potenziale, e ancora delle probabili piogge. In questo articolo però voglio concentrare l’attenzione non sul quando, ma sul come. Esistono infatti diversi metodi di irrigazione, da quelli tradizionali a quelli più moderni, dove si tiene conto anche dell’importanza di non sprecare acqua e ridurne quindi il consumo!

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A cosa serve l’irrigazione?

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L’irrigazione non è altro che un’operazione che mira a correggere lo squilibrio di un terreno che ne difetta, assicurando così l’alimentazione idrica delle colture o delle piante, e generalmente è rappresentata dentro tre grandi gruppi: le irrigazioni normali, che coprono l’intero fabbisogno idrico per tutto il ciclo, quella ausiliaria, e quindi fatta solo all’impianto di una coltura per permetterne l’attecchimento, e infine quella di soccorso, messa in atto quando una coltura che normalmente non necessita di costante irrigazione va incontro a una deficienza così grave da dover intervenire, al fine di non perdere la produzione.

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Le irrigazioni speciali: quando l’acqua ha anche altri scopi!

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È proprio così! L’acqua non serve solo per irrigare, ma anche per svolgere altre funzioni tutt’altro che scontate. Per esempio esiste la pratica della fertirrigazione, dove l’acqua si trasforma in un mezzo per distribuire concimi; oppure l’irrigazione dilavante, che come dice il nome serve per migliorare il terreno e liberarlo dagli eccessi di salinità. Un altro tipo di irrigazione speciale è quella anti-brina, utilizzata nei frutteti, dove si ricopre artificialmente la pianta di ghiaccio in modo costante, tramite irrigazione a pioggia finemente nebulizzata, in modo da mantenere la temperatura a 0° C, sfruttando il calore che si produce nel momento in cui l’acqua passa da liquida a solita. In questo modo le piante uscite dalla dormienza vengono risparmiate da temperature che altrimenti le porterebbero alla morte.

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Come avviene l’irrigazione nei frutteti?

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I sistemi di irrigazione più diffusi nei frutteti sono quelli di microirrigazione (quindi sul terreno) e aspersione (sopra la chioma).
Se nel secondo caso è chiaro che l’irrigazione verrà fatta a pioggia con appositi dispositivi che possono essere fissi, mobili o semifissi, nel primo caso abbiamo invece delle modalità molto interessanti, come l’irrigazione a goccia, dove l’acqua esce da piccoli erogatori a bassa pressione, e finisce direttamente nei pressi delle radici, senza nessuna dispersione, e per questo è decisamente il metodo più efficace ed ecocompatibile, dove ci sono zero sprechi, ma con lo svantaggio che i tubi ingombrino o che i gocciolatoi si occludano. Una variante è l‘irrigazione a spruzzi, fatta sempre mediante i tubi, ma dove la velocità di scorrimento dell’acqua è più veloce e si impiega meno tempo. Un’alternativa è la subirrigazione capillare, che avviene sottoterra, con tubi posizionati sotto il livello delle radici. È un tipo di impianto che ha dei costi elevati, ma ha bisogno di una minima manutenzione nel corso degli anni.

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Come avviene, invece, l’irrigazione nelle colture erbacee?

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I cereali come frumento, orzo, avena, segale, triticale, eccetera, sono considerati non irrigui, in quanto gli apporti naturali di acqua sono del tutto sufficienti per garantire la loro crescita, e quindi si tende a irrigare solo nel caso delle fasi più critiche, con pochissimi interventi, di solito tramite i sistemi a pioggia. A sé stante è il riso, dove l’acqua svolge un lavoro molto importante, sia nutrizionale che termoregolante, e in generale per un kg di sostanza secca sono richiesti dai 400 agli 800 l di acqua.

Per questa specifica coltura la tecnica di gestione dell’acqua è a sommersione continua, dove il terreno dall’inizio alla fine del ciclo è ricoperto da uno strato di acqua di parecchi centimetri (fino a 10); ma è in voga anche l’irrigazione turnata, tecnica che vede alcune varietà di riso coltivate “in asciutta”, dove la pianta non è sempre sommersa, ma si fanno degli allagamenti solo in alcuni periodi, senza avere il terreno sempre intriso di acqua.

Per il resto delle colture, ci si avvale di metodi a pioggia e dell’irrigazione a scorrimento, che sfrutta la gravità, ed è applicabile ovviamente solo nei terreni predisposti, che hanno quindi un minimo di pendenza, dove l’acqua può essere riversata e fatta scorrere fino a saturazione, oppure fatta scorrere in solchi tra le interfile precedentemente scavate.

Utilizzare quindi i metodi irrigui più efficienti per le proprie colture è una pratica agronomica che butta un occhio all’uso sostenibile delle risorse idriche, e che quindi evita irrigazioni inefficienti, e il tutto, unito a una saggia scelta delle piante da coltivare e ai giusti periodi di semina, è sicuramente un modo per evitare sprechi!

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Alla prossima,

Laura Ravarotto

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Parisi Rizzo De Bianchi

Mi chiamo Parisi Rizzo De Bianchi e sono appassionato di scrittura.Ho scritto tutti gli articoli con passione e dedizione.

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